Il Comites è al lavoro insieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per risolvere una questione che riguarda molti ebrei italiani di origine libica e non solo: data la difficile situazione e la fragilità istituzionale della Libia, il paese risulta particolarmente problematico dal punto di vista della produzione di documenti anagrafici, e in particolare del certificato di nascita. Inoltre, anche coloro i quali si trovano già in possesso di un certificato di nascita emesso in Libia ancora anni o decenni orsono, non se lo vedono sempre automaticamente riconosciuto dalle autorità italiane in quanto considerato emesso da un regime non attendibile. Al fine di essere in grado di ottenere un certificato valido, diventa quindi necessario ricorrere a un’apposita procedura in tribunale, complessa e costosa. Un tema che riguarda anche tanti olim (nuovi immigrati) italiani in Israele. Nell’ultima assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.) – organo di consulenza del Governo e del Parlamento a proposito dei grandi temi di interesse per gli italiani fuori dalla Penisola – grazie all’impegno del consigliere CGIE Luca Tagliaretti, che ha di recente stabilito un contatto con i Comites di Tel Aviv e Gerusalemme – è stata votata una mozione sul tema: “Premesso che la ricostruzione dell’atto di nascita dall’estero è fatta secondo la normativa esistente attraverso una richiesta ai tribunali italiani competenti; tale procedura è di difficile attuazione soprattutto quando fatta in paesi dalle difficili peculiarità geopolitiche, come la Libia; il CGIE chiede l’impegno del Governo a facilitare quanto in premessa attraverso il rilascio di atto notarile rilasciato dai consolati competenti nel territorio di residenza estera”. Se la richiesta venisse recepita, il certificato di nascita per i cittadini italiani residenti all’estero e originari di paesi problematici potrebbe essere rilasciato direttamente dai consolati con procedure più snelle, senza aver bisogno di adire il tribunale in Italia. Nelle prossime settimane, le mozioni approvate dalla plenaria del CGIE dovrebbero essere sottoposte alla Farnesina per una risposta scritta. Per chiarire quale sia l’attuale situazione e l’approccio alla questione da parte dell’Ambasciata italiana in Israele, in particolare rispetto alla necessità del certificato di nascita come prerequisito per l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero) e l’accesso ai diritti che esso comporta, si sono impegnati tra gli altri l’assessore alla Cultura dell’UCEI David Meghnagi e il primo segretario per gli Affari politici e consolari Niccolò Manniello. Per chi ha la possibilità di produrre un certificato emesso dalle autorità libiche, Manniello spiega che occorre trascrivere il suo atto di nascita in Italia, anche tramite le rappresentanze in Israele. Per chi invece non ne è in possesso, il primo segretario indica quattro percorsi possibili: • utilizzo di legali o agenzie di servizi che possano richiedere l’emissione dell’atto direttamente presso le autorità competenti nel luogo di nascita del connazionale; • certificazione sostituiva dell’atto da parte dei Consolati competenti, ovvero quelli operanti nel luogo di nascita del connazionale (art. 20 del D.P.R. n. 396/2000); • attivazione della procedura presso il Tribunale italiano allo scopo di ottenere la ricostruzione dell’atto di nascita; • rilascio di un passaporto limitatamente a 12 mesi previa dichiarazione di impegno scritta del connazionale a provvedere, entro il periodo di validità del documento, alla richiesta di trascrizione del suo atto di nascita in Italia, utilizzando una delle modalità sopra indicate.
Kol Ha-Italkim, dicembre 2017