Negli scorsi giorni, le Nazioni Unite hanno ancora una volta mancato di riconoscere il legame millenario e indissolubile tra il popolo ebraico e la città di Gerusalemme.
Il Comites Tel Aviv esprime il suo unanime disappunto per la scelta dell’Italia di votare a favore della Risoluzione “Pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est,” in cui il Monte del Tempio viene citato solo con il suo nome in arabo Haram al-Sharif.
Har Ha-Bait, il Monte del Tempio, rappresenta uno dei luoghi più sacri per l’ebraismo, il luogo verso cui da secoli gli ebrei di tutto il mondo si volgono per recitare le proprie preghiere. Negarne la natura ebraica rappresenta uno schiaffo non soltanto in faccia alla verità storica ma anche al sogno e all’obiettivo di una pace fondata sul rispetto reciproco tra popoli e religioni. Spiace che l’Italia non abbia scelto di dare un segnale diverso come invece hanno fatto altri paesi, inclusi alcuni stati membri dell’Unione Europea tra cui Austria e Repubblica Ceca.
La risoluzione in questione è stata inoltre presentata insieme ad altre sei mozioni di condanna nei confronti di Israele nell’ambito della Commissione speciale per la politica e per la decolonizzazione: anche in questo caso abbiamo assistito alla ripetizione di un copione ormai noto che vede lo Stato ebraico, unica democrazia del Medio Oriente, ritrovarsi a essere l’unico paese oggetto di censura per violazione dei diritti umani, a fronte di brutali dittature per cui non viene spesa una parola e che anzi diventano spesso esse stesse promotrici delle risoluzioni di condanna.
Il Comites Tel Aviv chiede alle autorità italiane di non continuare a perpetuare un meccanismo che non rispetta la verità dei fatti né aiuta la pace. L’occasione si presenterà già a dicembre, quando le stesse risoluzioni verranno messe al voto dall’assemblea plenaria delle Nazioni Unite.
Raphael Barki
Presidente, Comites Tel Aviv