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Oltre 16,500 italiani iscritti all’Aire in Israele, +4% nel 2019

Sono oltre cinque milioni gli italiani iscritti all’Associazione italiani residenti all’estero, come si evince dal Rapporto italiani nel mondo 2019 recentemente pubblicato dalla Fondazione Migrantes. Di questi, coloro che sono registrati in Israele sono oltre 16,500, secondo dati forniti al Comites dall’ufficio consolare e aggiornati al 29 novembre. Questo comporta un incremento di quasi il 4% rispetto al 31 dicembre 2018.

Secondo dati raccolti a gennaio 2019 e pubblicati nel rapporto, la regione di provenienza più frequente per gli iscritti all’Aire in Israele è il Lazio, con oltre 3,000 persone.

Il paese è inoltre tra le prime 25 nazioni nel mondo per italiani ufficialmente residenti.

“Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni,” nota il rapporto.

Accanto ai valori positivi, il documento mette in luce anche il problema della cosiddetta “fuga dei cervelli” che si fa sempre più drammatica.

“Continua la dispersione del grande patrimonio umano giovanile italiano. Capacità e competenze che, invece di essere impegnate al progresso e all’innovazione dell’Italia, vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé, investono su di esse e le rendono fruttuose al meglio, trasformandole in protagoniste dei processi di crescita e di miglioramento,” si legge.

“Questo clima di fiducia rende i giovani (e i giovani adulti) expat italiani sempre più affezionati alle realtà estere che, al contrario di quanto fa la loro Patria, li valorizzano e li rendono attivi sostenendo le loro idee e assecondando le loro passioni. In altri contesti internazionali, infatti, le esperienze di formazione e lavorative in altri Stati vengono salutate positivamente salvo poi considerare più che necessario ri-attirare quei professionisti che hanno arricchito il loro bagaglio umano, culturale, linguistico e professionale – con un periodo trascorso in un’altra realtà nazionale,” prosegue la riflessione.

“Più volte lo abbiamo sostenuto dalle pagine di questo annuario: la mobilità in sé non è un male ma raggiunge la sua completezza solo quando è circolare, ovvero nel continuo e proficuo scambio tra realtà nazionali tutte parimenti attraenti – anche per motivazioni diverse – per i lavoratori di qualsiasi settore e di qualsiasi livello”.

Dal punto di vista della valorizzazione dei giovani e dei talenti, Israele è sicuramente all’avanguardia e forse all’Italia potrebbe fornire ispirazione.

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